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domenica 28 ottobre 2012

PROVINCE, DECIDE MONTI

La Giunta Formigoni è arrivata al capolinea, rimandando al Governo la scelta sul riordino più importante degli ultimi anni
La partita delle province? Tutta da giocare. E con nessuno pronto a mettersi al tavolo. Quindi, deciderà il croupier. E' la sintesi di Alessandro Alfieri, consigliere regionale del Pd, a proposito del riordino delle province in Lombardia: "Alla fine in Regione non prenderemo nessuna decisione, complice la crisi. Deciderà il presidente Monti senza il nostro parere. Il fallimento della Giunta di centrodestra rischia di costarci caro anche su questo fronte", sentenzia Alfieri.
E sul pensiero del Pd il consigliere è altrettanto chiaro: "Non abbiamo mai nascosto la preferenza per la riforma come originalmente prevista dal decreto 'Salva Italia', la quale prevedeva la trasformazione di tutte le Province in enti di secondo livello guidati dai sindaci che avrebbero eletto un piccolo organismo direttivo e il presidente. Ma riteniamo decisivo raccogliere la sfida del cambiamento che porti a una modifica dell'attuale stato di fatto".
Un'idea c'era: "Bisognava evitare di focalizzare eccessivamente l'attenzione sulla semplice ridefinizione di confini territoriali (e cadere nella trappola della difesa di interessi particolari e di posizione) tralasciando ciò che in realtà alla politica deve interessare e di cui deve occuparsi: cosa poteva cambiare per i cittadini e quali servizi sarebbero stati assicurati, come e da chi. Noi credevamo necessario mantenere alcune funzioni quanto più vicine alla cittadinanza, favorendo dunque aggregazioni e unioni di Comuni tali da creare ambiti ottimali sufficientemente ampi da poter gestire nel migliore dei modi i relativi servizi, efficientemente ed economicamente".
Sulla carta il progetto Pd. Nella realtà, conferma Carlo Spreafico, consigliere segretario dell'Ufficio di presidenza regionale, "la neonata Giunta della Regione Lombardia ha assunto una delibera sul riordino delle province lombarde in cui si chiede al Governo di lasciare intatta la suddivisione attuale. Ciò significa che si consegna al Governo il compito di prendere una decisione sul riordino delle province lombarde, abdicando a ogni ruolo di indirizzo e confermando così la paralisi della più importante regione italiana".
E il capogruppo Luca Gaffuri chiosa: "È un evidente cedimento nei confronti della Lega, fiera oppositrice del riordino delle Province, e non è un caso che nelle pieghe della delibera la Giunta sottolinei la necessità di salvaguardare la provincia di Varese, chissà perché solo quella, indicando come immotivata la decisione del Consiglio delle Autonomie locali di non concederle la deroga al pari di Sondrio, Mantova e Monza e Brianza. È del tutto evidente che il lavoro del Cal era improntato alla volontà di accorpare più province con un principio di omogeneità e di razionalità. In questo senso la provincia pedemontana di Como, Varese e Lecco avrebbe avuto un senso. Sottrarre il territorio che ha dato i natali a Bossi e Maroni a questo ragionamento non porterà a nulla, se non a negare al Governo l'elaborazione fatta dagli enti locali lombardi nel consiglio delle Autonomie".

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