Ieri alle 13 ho visto in Tv Angelino Alfano (nominato dal Cavaliere segretario del Pdl), con la faccia truce di chi vuole comunicare sicurezza perché ha tutte le carte del giuoco in mano, dichiarare che la maggioranza governativa è unita e che alla fine del dibattito sulla manovra economica sarà ancora più unita. Il bello è che dichiarava avendo al suo fianco il presidente della Lombardia, Formigoni, il quale qualche giorno fa diceva che il Pdl non c’è più e per ricostruirlo i dirigenti debbono essere eletti con le primarie.
Insomma, Alfano è solo un abusivo. Il quale, però, con la stessa arroganza di stampo provinciale, ha detto che lo sciopero indetto dalla Cgil per il 6 settembre «è contro Berlusconi, contro il governo e contro l’Italia». Ora che Berlusconi e il governo si identifichino con l’Italia è semplicemente ridicolo, specie con i tempi che corrono. Lo sciopero contro un governo che vara quella manovra, invece, è comprensibile. Anche se possono esserci dubbi - e io li ho - sulla necessità di proclamarlo adesso mentre è in corso una lotta politica, che coinvolge la maggioranza, per modificare sostanzialmente il decreto.
Rompere, in questo momento, quel minimo di unità sindacale faticosamente raggiunta e non pensare altre forme di lotta è un errore.
Tuttavia, la campagna scatenata contro Susanna Camusso e la Cgil è spesso indecente. Soprattutto quella di giornali e giornalisti che non hanno detto nulla sul fatto inaudito che sia stato introdotto nel decreto il tema della contrattazione sindacale su cui era in corso una trattativa, segnata da un primo e significativo accordo tra la Confindustria, la Cgil,la Cisl e la Uil.
L’art.8 del decreto è solo una provocazione volta a rompere quell’accordo e, in ogni caso, materia del tutto estranea alla manovra economica. Ecco, avrei voluto leggere su questo tema un articolo di Dario Di Vico che segue le vicende sindacali sempre con un particolare accento critico nei confronti della Cgil; ma non l’ho letto.
Ieri Di Vico scriveva che «la decisione della Cgil di indire uno sciopero si sovrappone brutalmente al certosino lavoro degli esperti di casa Pd per tentare di emendare la manovra in Parlamento». Sarà pure così, ma anche i certosini del Pd hanno chiesto di stracciare l’art.8. Su queste colonne ho, più volte, scritto che dovrebbe essere lo stesso Berlusconi a cancellare questo articolo spurio che certo non porta risorse nelle casse dello Stato e mobilita milioni di lavoratori contro il decreto. Anche la Cisl e la Uil avrebbero dovuto battersi su questo fronte. Ma, a volte, sembra che Bonanni e Angeletti non vogliono contrastare Sacconi, anche quando i fatti dicono che quell’articolo è solo una provocazione. Purtroppo la Cgil, con lo sciopero fuori tempo, non dà
sicuramente un aiuto a chi si oppone alle manovre ministeriali e vuole l’unità sindacale. Per la quale invece, per quel poco che contiamo, vogliamo ancora e sempre batterci con convinzione profonda.
Insomma, Alfano è solo un abusivo. Il quale, però, con la stessa arroganza di stampo provinciale, ha detto che lo sciopero indetto dalla Cgil per il 6 settembre «è contro Berlusconi, contro il governo e contro l’Italia». Ora che Berlusconi e il governo si identifichino con l’Italia è semplicemente ridicolo, specie con i tempi che corrono. Lo sciopero contro un governo che vara quella manovra, invece, è comprensibile. Anche se possono esserci dubbi - e io li ho - sulla necessità di proclamarlo adesso mentre è in corso una lotta politica, che coinvolge la maggioranza, per modificare sostanzialmente il decreto.
Rompere, in questo momento, quel minimo di unità sindacale faticosamente raggiunta e non pensare altre forme di lotta è un errore.
Tuttavia, la campagna scatenata contro Susanna Camusso e la Cgil è spesso indecente. Soprattutto quella di giornali e giornalisti che non hanno detto nulla sul fatto inaudito che sia stato introdotto nel decreto il tema della contrattazione sindacale su cui era in corso una trattativa, segnata da un primo e significativo accordo tra la Confindustria, la Cgil,la Cisl e la Uil.
L’art.8 del decreto è solo una provocazione volta a rompere quell’accordo e, in ogni caso, materia del tutto estranea alla manovra economica. Ecco, avrei voluto leggere su questo tema un articolo di Dario Di Vico che segue le vicende sindacali sempre con un particolare accento critico nei confronti della Cgil; ma non l’ho letto.
Ieri Di Vico scriveva che «la decisione della Cgil di indire uno sciopero si sovrappone brutalmente al certosino lavoro degli esperti di casa Pd per tentare di emendare la manovra in Parlamento». Sarà pure così, ma anche i certosini del Pd hanno chiesto di stracciare l’art.8. Su queste colonne ho, più volte, scritto che dovrebbe essere lo stesso Berlusconi a cancellare questo articolo spurio che certo non porta risorse nelle casse dello Stato e mobilita milioni di lavoratori contro il decreto. Anche la Cisl e la Uil avrebbero dovuto battersi su questo fronte. Ma, a volte, sembra che Bonanni e Angeletti non vogliono contrastare Sacconi, anche quando i fatti dicono che quell’articolo è solo una provocazione. Purtroppo la Cgil, con lo sciopero fuori tempo, non dà
sicuramente un aiuto a chi si oppone alle manovre ministeriali e vuole l’unità sindacale. Per la quale invece, per quel poco che contiamo, vogliamo ancora e sempre batterci con convinzione profonda.
Emanuele Macaluso
2011-08-25
2011-08-25
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