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domenica 18 settembre 2011

Le ragioni della Cgil

Lettera della Segretaria della CGIL al quotidiano "Il Riformista"... 
tratto da: www.ilriformista.it del 14 settembre 2011

Senza crescita il riequilibrio dei conti pubblici non è possibile e il sacrificio richiesto ai cittadini è vano.
Questa la scomoda verità che l’Europa dovrebbe mettere al centro della sua politica economica e monetaria.
Finché il Pil e l’occupazione non tornano a salire nei singoli Stati, nessuna banca centrale potrà arginare la perdita di credibilità dell’Euro. L’Euro è debole perché l’Europa non cresce più e non il contrario. Ridurre l’indebitamento e il rapporto deficit Pil di ciascun Paese membro è necessario, ma se non saranno gli investimenti pubblici a riavviare la domanda globale entreremo in una spirale recessiva dalla quale nessuna manovra contabile potrà farci uscire. In altre parole: c’è un deficit di politica europea non sostituibile dall’asse franco-tedesco e nemmeno dal protagonismo della Bce.
Proprio di crescita avevamo parlato al Governo, assieme alle altre “parti sociali”, nell’incontro del 4 agosto.
Non siamo stati ascoltati e il Paese si è trovato in una spirale di manovre sempre più inique e inefficaci.
Non sappiamo per quali lusinghe politiche o calcoli interni le altre parti sociali abbiano lasciato cadere il tema della crescita e abbiano deciso di fiancheggiare senza costrutto le improvvisate manovre estive. Noi abbiamo preferito far sapere al Paese che una forza di opposizione sociale c’è ancora in mezzo a tanto opportunismo. Il successo delle manifestazioni del 6 settembre dimostra che il nostro messaggio è arrivato e che su quella strada dobbiamo proseguire.
Ma ora non è più tempo per ragionamenti che guardano indietro. Temiamo di essere alla vigilia di una nuova manovra che sarà (è facile prevedere) più incongrua delle precedenti: colpirà ancora i lavoratori e i pensionati e non risolverà nessun problema. Bisogna decidere in fretta cosa fare. La Cgil pensa che sia indispensabile una tassa “patrimoniale” per rilanciare la crescita attraverso un “Patto” condiviso da tutti gli italiani. Per farlo ci vuole il consenso delle parti sociali, delle forze politiche anche di opposizione, delle Istituzioni regionali e locali. Nessuna di queste tre condizioni sembra essere ricercata, anzi. Il Governo considera la coesione sociale come un nemico; non è in grado di offrire alle opposizioni un’agenda credibile di impegni; rifiuta il dialogo con le Regioni e gli Enti Locali come se fossero corpi estranei e non istituzioni dello Stato.
Ecco perché mobilitiamo le nostre energie a sostegno di una politica per la crescita del reddito e dell’occupazione. Se non la propone il Governo è giusto che la propongano le organizzazioni sindacali: alle imprese, alle forze politiche e alle Istituzioni regionali e locali che rappresentano le comunità, ai lavoratori, ai
cittadini e alle famiglie.
Di questo si tratta, caro Direttore, non di firmare una tregua endosindacale, non di mettere una toppa alla scialuppa del 28 giugno, bucata dolosamente dal Ministro del Lavoro con la complicità di Confindustria, Cisl e Uil. Il Governo si assumerà la responsabilità del pasticcio dell’articolo 8, noi faremo tutti i ricorsi possibili contro la sua applicazione fino alla Corte Costituzionale. Applicheremo invece i principi e le regole sottoscritte con l’accordo del 28 giugno (la certificazione della rappresentanza nazionale e aziendale, la funzione e la validità del contratto nazionale, le competenze della contrattazione aziendale, i percorsi di democrazia) e ne chiederemo l’applicazione a tutte le parti sociali. Le strutture della Cgil (nazionali, locali e aziendali) non violeranno mai un contratto nazionale o una legge firmando un accordo.
Con l’intesa del 28 giugno abbiamo proposto una riforma del sistema contrattuale per dare più peso alla contrattazione aziendale e territoriale. Il Governo ha preferito reintrodurre il principio della deroga per minare la certezza della contrattazione collettiva. La Cgil si opporrà con tutte le sue forze a questa deriva antisindacale. I nostri partner sociali cosa pensano di fare? Decidano in fretta e senza ambiguità. La Cgil intende procedere nell’innovare la contrattazione a partire dalle piattaforme per i prossimi Ccnl: speriamo unitariamente, altrimenti lo faremo da soli, iniziando con le elezioni delle Rsu in ogni luogo di lavoro.

Susanna Camusso
2011-09-15

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