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lunedì 22 gennaio 2018

PD Lombardia - I CONTROLLI SULL'OFFERTA SOCIOSANITARIA POSSONO ATTENDERE

Dalla maggioranza nessun interesse per il Piano dei controlli. In commissione non garantisce neppure il numero legale

 SANITA'

La legge regionale n. 23/2015 prevede che le Agenzie di Tutela della Salute (ATS) esercitino le proprie funzioni di "vigilanza e controllo sulle strutture e sulle unità d'offerta sanitarie, sociosanitarie e sociali". Regione Lombardia definisce e aggiorna poi annualmente le regole
cui devono far riferimento i contratti attraverso dei piani, vincolando gli enti allo svolgimento dei loro compiti, secondo criteri universalistici di erogazione di prestazioni assistenziali.
Si tratta di piani che servono pertanto a tracciare i livelli qualitativi di sistema e costituiscono una garanzia dell'offerta ai cittadini.
Ma non sempre ci si presta così attenzione. In questi giorni, per il voto al parere sul Piano dei controlli, la maggioranza in Commissione sanità non è neppure stata in grado di garantire il numero legale. A sottolinearlo è la vicepresidente del Consiglio regionale, Sara Valmaggi, che spiega: " Il Piano, elaborato dall'Agenzia di controllo del sistema socio sanitario, era stato depositato presso gli uffici della Giunta a metà del dicembre scorso. Nonostante questo è stato portato in Commissione per l'espressione del parere solo al fotofinish, nell'ultima seduta della legislatura ed è stato consegnato ai consiglieri solo il giorno prima, impedendo loro di fatto di studiarne i contenuti per poter aprire un confronto. Una scelta che dimostra, per l'ennesima volta, la poca sensibilità della maggioranza per un tema cruciale per la Regione".
"La totale mancanza di interesse per i controlli - prosegue e conclude Valmaggi - è confermata dal fatto che la maggioranza non è stata in grado di garantire il numero legale, il che implica che in questa legislatura il Piano non sarà approvato in via definitiva. La giunta infatti non può licenziarlo senza il voto della Commissione. A noi non è rimasto altro da fare che non partecipare al voto, lasciando a loro la responsabilità di aver voluto imporre un metodo di lavoro sbagliato e non condivisibile".

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