Il Consiglio regionale ha approvato la terza
tranche di una riforma sanitaria che pare infinita e che continua a
creare problemi...
Il Consiglio regionale ha approvato la terza tranche di una
riforma sanitaria che pare infinita e che continua a creare problemi a
operatori e cittadini, come testimonia la protesta dei dipendenti della
ATS di Milano sotto Palazzo Lombardia.
L’evoluzione del sistema sanitario lombardo, approvata ...
in pompa magna a
inizio agosto 2015, non vede ancora il traguardo e la sua applicazione
suscita molte perplessità e apprensioni. Martedì scorso è approdata in
aula la discussione sulla farmaceutica, la rete per il diabete e quella
per le donazioni e i trapianti. Dopo più di sei mesi di confronto in
commissione, ci si è visti arrivare in aula il solito pacchetto di
emendamenti “last minute” firmati dalla Giunta che, evidentemente si era
distratta e non aveva trovato il tempo per proporli in commissione. La
stessa maggioranza ha espresso il suo disagio discutendo con grande
distrazione quello che dovrebbe essere uno dei progetti più importanti
della legislatura: per ben due volte, al momento del voto degli
articoli, è mancato il numero legale e ha dovuto arrivare in aula,
scendendo dal suo ufficio in cima a Palazzo Lombardia, lo stesso
presidente Maroni per riportare un po’ di ordine e blindare le votazioni
successive. Che non tutto potesse filare liscio lo si era d’altronde
capito anche dal fatto che, al momento dell’inizio delle votazioni dopo
la pausa meridiana, non si è presentato in aula alcun assessore, neppure
il titolare della delega alla sanità Giulio Gallera, evidentemente
impegnato in una ulteriore mediazione in extremis.
Superficialità o pesanti dissapori interni alla maggioranza? Sospendiamo
il giudizio sulle cause della pantomima consiliare, con l’imbarazzo di
scegliere quale sia il male minore per i lombardi, che certo non possono
stare tranquilli di fronte a una gestione così pasticciata della più
importante e delicata delle competenze in capo alla regione.
Dicevamo, sempre a proposito di sanità, anche di un pesante imprevisto.
A metà settimana è arrivata la sentenza del TAR che annulla la gara con
cui si sono aggiudicati i lavori per la Città della Salute, la più
importante opera pubblica dei prossimi anni in Lombardia. La gara,
secondo la magistratura amministrativa, è stata falsata dalla mancata
esclusione dell’impresa Maltauro, che avrebbe dovuto essere estromessa
dopo essere finita nell’inchiesta per gli appalti di Expo che ha portato
alla condanna (per patteggiamento) di diversi manager, tra cui l’ex
direttore generale di Infrastrutture Lombarde Rognoni. Proprio la
società regionale che si occupa di lavori pubblici, nel 2014, aveva
scelto di proseguire come se nulla fosse nell’aggiudicazione
dell’appalto per la Città della salute per evitare ulteriori ritardi.
Ora la magistratura dice che è tutto da rifare. Da Infrastrutture
Lombarde arrivano assicurazioni riguardo il fatto che i tempi per la
nuova aggiudicazione saranno rapidi, ma per vedere la Città della salute
(che in ormai antichi sogni della regione avrebbe dovuto essere pronta
per Expo) dovremo aspettare ancora a lungo. Viva l’efficienza e la
concretezza lombarda!
In questi giorni abbiamo anche appreso che la Lega non parteciperà alla
discussione sulla programmazione europea che porterà il consiglio
regionale a fine marzo a votare una risoluzione sul programma 2017 della
Commissione. Già lo scorso anno la risoluzione venne bocciata a causa
della mancanza dei voti leghisti, esponendo la Lombardia a una bella
figuraccia europea. Quest’anno, a quanto pare, è arrivato il diktat di
Salvini e non ci sarà neppure lo sforzo di partecipare alla
discussione. Se il leader del Carroccio fosse coerente e conseguente,
dovrebbe dimettersi da europarlamentare, ma pare che questa eventualità
non sia stata neppure presa in considerazione. D’altronde, quando si
tratta di godere dei benefici economici dell’Europa si può anche fare
qualche eccezione. Non vi pare?
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