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Giornata concitata quella dell’ultimo consiglio regionale. Erano appena state rese note le novità del bilancio regionale, infarcito di tagli soprattutto sui servizi principali, e all’ordine del giorno era in programma un dibattito sul federalismo fiscale. Due aspetti che vanno di pari passo, nel momento in cui, come ha più volte e chiaramente ribadito il Pd, non ci può essere federalismo senza risorse, ma anzi con tagli pesanti.
Non solo: c’è stata anche un’appendice di tipo politico di non poco conto. Se non fossero stati presenti in Aula alcuni consiglieri del Pd, il voto di un documento della maggioranza scaturito dal dibattito, non sarebbe stato possibile per le assenze dei partiti di governo.
Lo ha messo bene in evidenza Filippo Penati, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, dichiarando a caldo: "Per due volte la maggioranza che regge Regione Lombardia, nonostante abbia richiamato in Aula gli assessori, ha fatto mancare il numero legale e solo grazie alla presenza dei tre consiglieri regionali del Pd, che per Statuto non possono abbandonare i lavori visto che sono quelli che hanno richiesto di verificare la presenza del numero legale, si è potuto proseguire la seduta e votare"
Il Gruppo consiliare del Partito democratico aveva appena fatto il punto sulle novità del bilancio di previsione regionale 2011: "Invito il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, se è coerente, a chiedere le dimissioni del Governo e avere il coraggio di assumere una politica forte", aveva esordito Maurizio Martina, consigliere regionale e segretario regionale del Pd.
"La filiera di Governo Pdl-Lega sta producendo guasti che pagheranno tutti i cittadini lombardi " aveva proseguito Martina "Siamo di fronte a un taglio di risorse per la nostra regione mai conosciuto fino a ora. Se il Governo non fosse dello stesso colore della Giunta lombarda il presidente Formigoni ne chiederebbe le dimissioni". E ancora: "Oggi è una giornata beffa perché mentre in Aula discutiamo di federalismo, apprendiamo dei tagli che la manovra del Governo scaricherà sulla regione. Siamo all'ultimo atto del federalismo delle chiacchiere - aveva concluso Martina - perché porterà in Lombardia un aggravio dei costi, a partire da quelli sui trasporti, e una serie di tagli che rischiano di vanificare la discussione dell'aula". Poco dopo, rincaravano la dose il consigliere Enrico Brambilla e il capogruppo Luca Gaffuri : "Dopo quanto ha illustrato il presidente Formigoni a proposito della manovra di bilancio regionale, si conferma il fatto che i lombardi dovranno fare grossi sacrifici, soprattutto legati al trasporto pubblico, come del resto è stato confermato dal dibattito in Aula, che ha prefigurato rincari di tariffe con servizi sempre meno adeguati. Ma i sacrifici saranno anche sul piano dello sviluppo delle imprese, vista la bocciatura della nostra richiesta di sostegno al credito agevolato".
Al consigliere Alessandro Alfieri il compito di spiegare come il federalismo fiscale, in questa situazione, non sia possibile: "Dobbiamo fare molta attenzione a non forzare troppo quando ancora i livelli essenziali di assistenza non sono stati fissati - aveva detto in consiglio - Le cose devono andare di pari passo perché, se si fissa l’asticella troppo verso il basso, poi a pagare più tasse saranno i nostri cittadini. Ma è anche necessario procedere insieme al Codice delle autonomie e all’istituzione del Senato federale. E soprattutto, i tagli della manovra finanziaria non devono incidere sul federalismo fiscale, altrimenti tutto il nostro lavoro sarà vano. Motivo per cui abbiamo votato contro l’ordine del giorno di Pdl e Lega".
Non solo: c’è stata anche un’appendice di tipo politico di non poco conto. Se non fossero stati presenti in Aula alcuni consiglieri del Pd, il voto di un documento della maggioranza scaturito dal dibattito, non sarebbe stato possibile per le assenze dei partiti di governo.
Lo ha messo bene in evidenza Filippo Penati, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, dichiarando a caldo: "Per due volte la maggioranza che regge Regione Lombardia, nonostante abbia richiamato in Aula gli assessori, ha fatto mancare il numero legale e solo grazie alla presenza dei tre consiglieri regionali del Pd, che per Statuto non possono abbandonare i lavori visto che sono quelli che hanno richiesto di verificare la presenza del numero legale, si è potuto proseguire la seduta e votare"
Il Gruppo consiliare del Partito democratico aveva appena fatto il punto sulle novità del bilancio di previsione regionale 2011: "Invito il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, se è coerente, a chiedere le dimissioni del Governo e avere il coraggio di assumere una politica forte", aveva esordito Maurizio Martina, consigliere regionale e segretario regionale del Pd.
"La filiera di Governo Pdl-Lega sta producendo guasti che pagheranno tutti i cittadini lombardi " aveva proseguito Martina "Siamo di fronte a un taglio di risorse per la nostra regione mai conosciuto fino a ora. Se il Governo non fosse dello stesso colore della Giunta lombarda il presidente Formigoni ne chiederebbe le dimissioni". E ancora: "Oggi è una giornata beffa perché mentre in Aula discutiamo di federalismo, apprendiamo dei tagli che la manovra del Governo scaricherà sulla regione. Siamo all'ultimo atto del federalismo delle chiacchiere - aveva concluso Martina - perché porterà in Lombardia un aggravio dei costi, a partire da quelli sui trasporti, e una serie di tagli che rischiano di vanificare la discussione dell'aula". Poco dopo, rincaravano la dose il consigliere Enrico Brambilla e il capogruppo Luca Gaffuri : "Dopo quanto ha illustrato il presidente Formigoni a proposito della manovra di bilancio regionale, si conferma il fatto che i lombardi dovranno fare grossi sacrifici, soprattutto legati al trasporto pubblico, come del resto è stato confermato dal dibattito in Aula, che ha prefigurato rincari di tariffe con servizi sempre meno adeguati. Ma i sacrifici saranno anche sul piano dello sviluppo delle imprese, vista la bocciatura della nostra richiesta di sostegno al credito agevolato".
Al consigliere Alessandro Alfieri il compito di spiegare come il federalismo fiscale, in questa situazione, non sia possibile: "Dobbiamo fare molta attenzione a non forzare troppo quando ancora i livelli essenziali di assistenza non sono stati fissati - aveva detto in consiglio - Le cose devono andare di pari passo perché, se si fissa l’asticella troppo verso il basso, poi a pagare più tasse saranno i nostri cittadini. Ma è anche necessario procedere insieme al Codice delle autonomie e all’istituzione del Senato federale. E soprattutto, i tagli della manovra finanziaria non devono incidere sul federalismo fiscale, altrimenti tutto il nostro lavoro sarà vano. Motivo per cui abbiamo votato contro l’ordine del giorno di Pdl e Lega".
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