In aula si discuterà del Piano Socio Sanitario Regionale mentre in Commissione del bilancio di previsione del 2011
Il Consiglio regionale si appresta ad affrontare una fase decisiva della sua attività, ma la sensazione è che i giochi siano già fatti e che tutto si decida nelle stanze della Giunta. Con buona pace dei partiti di maggioranza che non devono far altro che ratificare diligentemente quanto il presidente Formigoni dispone.
Martedì arriverà in aula il Piano Socio Sanitario Regionale. Un piano generico e pieno zeppo di buone intenzioni che fatichiamo a capire in quali strategie concrete si trasformeranno. La Giunta chiede, di fatto, un via libera al Consiglio su di un documento che dovrà poi essere sostanziato, anno dopo anno, da interventi amministrativi che determineranno priorità e politiche socio-sanitarie sulla base delle disponibilità di bilancio. Come dire: caro Consiglio, scordati della tua funzione di programmazione e di controllo e fidati della Giunta.
L'eventuale approvazione di qualche emendamento o ordine del giorno in aula non cambierebbe granché, anche se rappresenta l'unico contributo che la minoranza consiliare può offrire, sempre che Lega e Pdl si degnino di prestare ascolto alle istanze di chi, come il PD, in questi mesi si è messo in reale ascolto del privato sociale e dei cittadini su temi tanto delicati quali quelli socio assistenziali.
Cambiando settore, la musica rimane la stessa. E' approdato in Commissione Bilancio il provvedimento base per la programmazione economica regionale, ovvero il Bilancio di previsione per il 2011. La posizione della Giunta, diligentemente presentata dai funzionari della Direzione Programmazione e Bilancio, è chiara: il Governo taglia i fondi e la Regione non può far altro che garantire le spese obbligatorie. Non ci sono margini di trattativa. L'unica possibilità pare essere quella di chiedere chiarimenti in merito alle scelte fatte, presentate, lo ripetiamo, come inevitabili e ineluttabili.
Anche in questo caso, come capite, nessuno spazio per un confronto costruttivo i commissione o in consiglio. A noi sarebbe piaciuto, ad esempio, un atteggiamento più aperto e responsabile nei confronti dei cittadini e delle parti sociali.
Perché, ad esempio, vista la difficile situazione economica e i ridotti fondi a disposizione della Regione, non convocare le parti sociali per spiegare loro la necessità di tirare la cinghia e, magari, provare ad ascoltare possibili suggerimenti? Visto che la commissione Bilancio tra il 22 settembre e l'11 novembre non si è riunita, perché non pensare a una sorta di consultazione dei principali attori sociali ed economici della regione per tentare di costruire un bilancio più condiviso? Forse i tagli e le minori risorse a disposizione avrebbero potuto essere gestiti in modo meno traumatico. Come può Regione Lombardia criticare credibilmente il Governo per non aver concesso spazi di trattativa agli enti locali, se poi lei per prima gestisce la delicata partita del bilancio in uno splendido isolamento centralista?
Probabilmente i risultati non sarebbero cambiati più di tanto, ma anche il percorso di costruzione degli atti amministrativi dice molto. Quello che si vede oggi in Lombardia è un uomo solo al comando con la presunzione di avere in mano le chiavi per gestire in proprio qualsiasi partita e politica regionale.
Siamo ben lontani da quella logica di partecipazione e sussidiarietà che lo Statuto della Lombardia, approvato nella scorsa legislatura, aveva presentato ai cittadini come conquista per l'intera collettività.
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