1. UN BERLUSCONI TRAVESTITO DA COLOMBA PRESENTA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA. E’ LA RIEDIZIONE DELLA SCOSSA ALL’ECONOMIA: UN COLPO D’ALA MEDIATICO PER DIMOSTRARE CHE IL GOVERNO SA FARE LE RIFORME.
Questa mattina il Consiglio dei ministri discuterà la riforma della giustizia che il ministro Angelino Alfano ha illustrato in anteprima, ieri, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sedici articoli in tutto. I punti cardine sono lo sdoppiamento del Csm, la separazione delle carriere tra giudici e Pm, i magistrati responsabili come qualsiasi impiegato della Pubblica amministrazione, obbligatorietà dell`azione penale solo secondo «i criteri» stabiliti dalla legge, al Csm vietati atti di indirizzo politico, una Alta Corte di disciplina divisa in due per pm e per giudici, inappellabilità delle sentenze di assoluzione e potere ispettivo del ministro della Giustizia.
Lo stesso Berlusconi ha chiesto ai suoi fedelissimi di tenersi fuori dalle polemiche. Ma con quale obiettivo? Stefano Folli, Il Sole 24 Ore: “Certo, «la riforma passerà», come assicura Bossi: nel senso che il disegno di legge costituzionale sarà approvato oggi dal Consiglio dei Ministri. Ma poi comincerà un lungo percorso parlamentare, fatto di quattro "letture", più un referendum confermativo finale. Occorre molta fiducia nello spirito riformatore della classe politica per scorgere fin d`ora il traguardo. .. Se invece il proposito è quello di smuovere le acque e di proporre l`immagine nuova di un governo non solo costretto sulla difensiva dai processi penali che incombono sul presidente del Consiglio, ma anche capace di passare alla controffensiva, allora l`operazione ha una sua logica. Tutta politica e mediatica. Volta a dimostrare che la spinta riformatrice, quando c`è, si trova sul versante del centrodestra, mentre a sinistra prevalgono le chiusure corporative e conservatrici”.
Nel frattempo, su Il Fatto Quotidiano, si scopre che nel paese natale di Ruby non meglio identificati italiani hanno tentato di cambiare (dietro pagamento, è ovvio) la data di nascita della giovane scritta all’anagrafe. E domani ricomincia il processo a Berlusconi per corruzione (Mills) a Milano.
Questa mattina il Consiglio dei ministri discuterà la riforma della giustizia che il ministro Angelino Alfano ha illustrato in anteprima, ieri, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sedici articoli in tutto. I punti cardine sono lo sdoppiamento del Csm, la separazione delle carriere tra giudici e Pm, i magistrati responsabili come qualsiasi impiegato della Pubblica amministrazione, obbligatorietà dell`azione penale solo secondo «i criteri» stabiliti dalla legge, al Csm vietati atti di indirizzo politico, una Alta Corte di disciplina divisa in due per pm e per giudici, inappellabilità delle sentenze di assoluzione e potere ispettivo del ministro della Giustizia.
Lo stesso Berlusconi ha chiesto ai suoi fedelissimi di tenersi fuori dalle polemiche. Ma con quale obiettivo? Stefano Folli, Il Sole 24 Ore: “Certo, «la riforma passerà», come assicura Bossi: nel senso che il disegno di legge costituzionale sarà approvato oggi dal Consiglio dei Ministri. Ma poi comincerà un lungo percorso parlamentare, fatto di quattro "letture", più un referendum confermativo finale. Occorre molta fiducia nello spirito riformatore della classe politica per scorgere fin d`ora il traguardo. .. Se invece il proposito è quello di smuovere le acque e di proporre l`immagine nuova di un governo non solo costretto sulla difensiva dai processi penali che incombono sul presidente del Consiglio, ma anche capace di passare alla controffensiva, allora l`operazione ha una sua logica. Tutta politica e mediatica. Volta a dimostrare che la spinta riformatrice, quando c`è, si trova sul versante del centrodestra, mentre a sinistra prevalgono le chiusure corporative e conservatrici”.
Nel frattempo, su Il Fatto Quotidiano, si scopre che nel paese natale di Ruby non meglio identificati italiani hanno tentato di cambiare (dietro pagamento, è ovvio) la data di nascita della giovane scritta all’anagrafe. E domani ricomincia il processo a Berlusconi per corruzione (Mills) a Milano.
2. IL PD SCOPRE LE CARTE SULLA GIUSTIZIA.
Di fronte all’offensiva con la faccia buonista del governo e, soprattutto, agli interessati richiami alla disponibilità (un coro di commentatori lo ripete da due giorni su molti quotidiani: se l’opposizione non è disponibile, non ha qualità), il Partito Democratico presenta apertamente le proprie posizioni. Andrea Orlando, responsabile Giustizia, su Il Riformista: “Il ministro della Giustizia riveda i titoli della riforma, poi se ne parla. Nel senso che «il Pd può mettersi a discutere di giustizia col governo soltanto se Angelino Alfano rivede l`agenda delle priorità….
Ci avviciniamo al momento del varo con molta prudenza, perché ancora non abbiamo visto il testo. E soprattutto con molta diffidenza. Perché gli obiettivi dell`esecutivo, tra l`altro mai nascosti dalla maggioranza, non sembrano dettati dalle tante disfunzioni della giustizia, ma dall`urgenza di ridurre i poteri di chi ha disturbato il loro Capo…..Le urgenze?
Dall`organizzazione degli uffici giudiziari all`assistenza informatica, dal malfunzionamento della giustizia civile alla farraginosità del processo penale.
In più c`è la necessità di fare un censimento seno sugli aspetti che riguardano le garanzie dell`imputato e la trasparenza dell`azione penale. Che, sia chiaro, deve rimanere obbligatoria». Domanda. Su questi terreni sareste disposti ad affrontare una discussione?
Risposta. «Non sarebbe una novità. Solo che bisognerebbe lavorare sulla strada della recente riforma dell`ordinamento. Verificando l`effettivo funzionamento dei criteri meritocratici introdotti da quelle modifiche, della legge elettorale per il Csm. Un confronto serio sul funzionamento dell`autogoverno si potrebbe sviluppare, insomma. Ma all`interno dell`attuale quadro costituzionale». Domanda. Siete contrari a una riforma costituzionale? « Assolutamente sì…Il tema della separazione delle carriere ha una controindicazione di base. Che non riguarda il funzionamento della giustizia ma il funzionamento della democrazia. C`è una commistione tra potere legislativo e potere esecutivo, aggravata dall`attuale legge elettorale e da un conflitto d`interessi irrisolto. Ricondurre a questo meccanismo il potere giurisdizionale è inaccettabile…Se Alfano avesse esercitato fino in fondo le funzioni che gli assegna la Costituzione, se avesse iniziato a lavorare alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e alla semplificazione del rito civile, sarebbe potuto diventare un interlocutore credibile. Ora è tardi»
Di fronte all’offensiva con la faccia buonista del governo e, soprattutto, agli interessati richiami alla disponibilità (un coro di commentatori lo ripete da due giorni su molti quotidiani: se l’opposizione non è disponibile, non ha qualità), il Partito Democratico presenta apertamente le proprie posizioni. Andrea Orlando, responsabile Giustizia, su Il Riformista: “Il ministro della Giustizia riveda i titoli della riforma, poi se ne parla. Nel senso che «il Pd può mettersi a discutere di giustizia col governo soltanto se Angelino Alfano rivede l`agenda delle priorità….
Ci avviciniamo al momento del varo con molta prudenza, perché ancora non abbiamo visto il testo. E soprattutto con molta diffidenza. Perché gli obiettivi dell`esecutivo, tra l`altro mai nascosti dalla maggioranza, non sembrano dettati dalle tante disfunzioni della giustizia, ma dall`urgenza di ridurre i poteri di chi ha disturbato il loro Capo…..Le urgenze?
Dall`organizzazione degli uffici giudiziari all`assistenza informatica, dal malfunzionamento della giustizia civile alla farraginosità del processo penale.
In più c`è la necessità di fare un censimento seno sugli aspetti che riguardano le garanzie dell`imputato e la trasparenza dell`azione penale. Che, sia chiaro, deve rimanere obbligatoria». Domanda. Su questi terreni sareste disposti ad affrontare una discussione?
Risposta. «Non sarebbe una novità. Solo che bisognerebbe lavorare sulla strada della recente riforma dell`ordinamento. Verificando l`effettivo funzionamento dei criteri meritocratici introdotti da quelle modifiche, della legge elettorale per il Csm. Un confronto serio sul funzionamento dell`autogoverno si potrebbe sviluppare, insomma. Ma all`interno dell`attuale quadro costituzionale». Domanda. Siete contrari a una riforma costituzionale? « Assolutamente sì…Il tema della separazione delle carriere ha una controindicazione di base. Che non riguarda il funzionamento della giustizia ma il funzionamento della democrazia. C`è una commistione tra potere legislativo e potere esecutivo, aggravata dall`attuale legge elettorale e da un conflitto d`interessi irrisolto. Ricondurre a questo meccanismo il potere giurisdizionale è inaccettabile…Se Alfano avesse esercitato fino in fondo le funzioni che gli assegna la Costituzione, se avesse iniziato a lavorare alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e alla semplificazione del rito civile, sarebbe potuto diventare un interlocutore credibile. Ora è tardi»
3. LIBIA, OFFENSIVA DIPLOMATICA DI GHEDDAFI MENTRTE BOMBARDA I RIBELLI. L’ITALIA CON LA NATO E LA UE, MA INTANTO GUARDA ALL’AVANZATA DI GHEDDAFI… E AGLI AFFARI.
Il colonnello Gheddafi ha inviato i suoi rappresentanti diplomatici in Europa a trattare, ma intanto ha lanciato il suo esercito contro i ribelli. Il generale Carlo Jean, ex consulente militare del presidente Cossiga, su Il Messaggero spiega oggi che il colonnello Gheddafi ha buone probabilità di riconquistare il controllo del territorio, considerati armamenti e rifornimenti dei ribelli.
L’Europa e il mondo sono insomma di fronte ad un bivio. E sanno bene che le loro scelte coinvolgeranno anche gli affari, oltre che i rapporti politici con il Nord Africa e il Vicino Oriente. Da qui i tentennamenti, le prudenze, anche gli interessi personali di diversi leader occidentali. A cominciare da quelli italiani.
Nel quadro degli affari italiani si inquadra oggi l’intervista che Paolo Madron ha fatto su Il Corriere della Sera a Tarak Ben Ammar, finanziere tunisino, consigliere di Mediobanca e socio di Berlusconi (secondo il Guardian anche nella società Quinta Communications, dove vi sono capitali libici e la Fininvest controllerebbe il 20 per cento delle quote). Ben Ammar ha sostanzialmente preso le difese di Cesare Geronzi, presidente delle Generali, attaccato negli ultimi mesi da Diego della Valle e Leonardo del Vecchio, in particolare per il suo potere sulla Rcs, casa editrice de Il Corriere della Sera (quotidiano dove, appunto, oggi si può leggere l’intervista). Tarak Ben Ammar, ha scritto Madron, è “venuto per poche ore a Milano dove «non metteva piede da un mese» perché doveva occuparsi delle sue aziende in Tunisia.
Ovvero degli studios di Cartagine dove, per dirne una, Jean-Jacques Annaud ha appena finito di girare «Oro nero», colossal epico con Antonio Banderas, ma soprattutto di Nesma, la televisione che gestisce in comproprietà con Mediaset. Ma dove voleva anche «dare una mano a costruire la democrazia nel suo paese». Però, siccome in Italia le cose non stanno ferme e tra signori del salotto buono si litiga su chi ha ormai fatto epoca e chi invece vorrebbe farla, ha pensato bene come consigliere di Mediobanca e di Telecom, nonché amico da sempre di Silvio Berlusconi, d`esser titolato a dire la sua sulle vicende che stanno mettendo l`un contro l`altro capitalisti e capitali”.
Il colonnello Gheddafi ha inviato i suoi rappresentanti diplomatici in Europa a trattare, ma intanto ha lanciato il suo esercito contro i ribelli. Il generale Carlo Jean, ex consulente militare del presidente Cossiga, su Il Messaggero spiega oggi che il colonnello Gheddafi ha buone probabilità di riconquistare il controllo del territorio, considerati armamenti e rifornimenti dei ribelli.
L’Europa e il mondo sono insomma di fronte ad un bivio. E sanno bene che le loro scelte coinvolgeranno anche gli affari, oltre che i rapporti politici con il Nord Africa e il Vicino Oriente. Da qui i tentennamenti, le prudenze, anche gli interessi personali di diversi leader occidentali. A cominciare da quelli italiani.
Nel quadro degli affari italiani si inquadra oggi l’intervista che Paolo Madron ha fatto su Il Corriere della Sera a Tarak Ben Ammar, finanziere tunisino, consigliere di Mediobanca e socio di Berlusconi (secondo il Guardian anche nella società Quinta Communications, dove vi sono capitali libici e la Fininvest controllerebbe il 20 per cento delle quote). Ben Ammar ha sostanzialmente preso le difese di Cesare Geronzi, presidente delle Generali, attaccato negli ultimi mesi da Diego della Valle e Leonardo del Vecchio, in particolare per il suo potere sulla Rcs, casa editrice de Il Corriere della Sera (quotidiano dove, appunto, oggi si può leggere l’intervista). Tarak Ben Ammar, ha scritto Madron, è “venuto per poche ore a Milano dove «non metteva piede da un mese» perché doveva occuparsi delle sue aziende in Tunisia.
Ovvero degli studios di Cartagine dove, per dirne una, Jean-Jacques Annaud ha appena finito di girare «Oro nero», colossal epico con Antonio Banderas, ma soprattutto di Nesma, la televisione che gestisce in comproprietà con Mediaset. Ma dove voleva anche «dare una mano a costruire la democrazia nel suo paese». Però, siccome in Italia le cose non stanno ferme e tra signori del salotto buono si litiga su chi ha ormai fatto epoca e chi invece vorrebbe farla, ha pensato bene come consigliere di Mediobanca e di Telecom, nonché amico da sempre di Silvio Berlusconi, d`esser titolato a dire la sua sulle vicende che stanno mettendo l`un contro l`altro capitalisti e capitali”.
4. I DANNI NASCOSTI DIETRO LE QUINTE DEL GOVERNO DEL FARE: UN COLPO ALLA CREDIBILITA’ ITALIANA PER LA DECISIONE SULLE RINNOVABILI. E UN COLPO ALLA CULTURA CON I NUOVI TAGLI AL FONDO SPETTACOLO.
Le banche estere hanno sospeso i finanziamenti e scritto al governo. Gli operatori sono rimasti con gli investimenti in sospeso. E nessuno sa più che cosa deve fare in un settore dove la politica industriale varata da Bersani durante il governo Prodi ha fatto crescere attività, produzione, servizi, occupazione, oltre che un intervento interessante ai fini ambientali: è il risultato strabiliante del “governo del fare” nel settore delle energie rinnovabili. “Solo pochi mesi fa il governo aveva fissato gli incentivi al fotovoltaico valevoli fino al 2013” ha detto ieri il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Poi, improvvisamente, in corso d’opera, mentre già erano partiti investimenti, finanziamenti e progetti, con un provvedimento d’urgenza il governo ha sospeso tutto, rinviando la definizione degli incentivi ad una nuova decisione da prendere entro un mese.” L’ennesimo colpo alla credibilità italiana” ha detto Bersani, secondo il quale agli incentivi per le fonti di energia rinnovabile va dato sì un inquadramento, ma in base ad un progetto certo e prevedibile nel tempo.
Un altro colpo al cuore è arrivato ieri con la notizia del congelamento di 27 milioni di euro per il Fondo unico per lo spettacolo, dopo il taglio di 258 milioni. “A questo punto tanto varrebbe dare l’interim dei Beni culturali a Tremonti” ha detto polemicamente Matteo Orfini, responsabile cultura del Pd, ricordando che tutti i tagli sono stati decisi da Tremonti al di fuori di qualsiasi linea di politica culturale del paese e rimarcando anche la straordinaria assenza del ministro Sandro Bondi, che non frequenta i propri uffici al dicastero dei Beni Culturali da Natale.
Le banche estere hanno sospeso i finanziamenti e scritto al governo. Gli operatori sono rimasti con gli investimenti in sospeso. E nessuno sa più che cosa deve fare in un settore dove la politica industriale varata da Bersani durante il governo Prodi ha fatto crescere attività, produzione, servizi, occupazione, oltre che un intervento interessante ai fini ambientali: è il risultato strabiliante del “governo del fare” nel settore delle energie rinnovabili. “Solo pochi mesi fa il governo aveva fissato gli incentivi al fotovoltaico valevoli fino al 2013” ha detto ieri il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Poi, improvvisamente, in corso d’opera, mentre già erano partiti investimenti, finanziamenti e progetti, con un provvedimento d’urgenza il governo ha sospeso tutto, rinviando la definizione degli incentivi ad una nuova decisione da prendere entro un mese.” L’ennesimo colpo alla credibilità italiana” ha detto Bersani, secondo il quale agli incentivi per le fonti di energia rinnovabile va dato sì un inquadramento, ma in base ad un progetto certo e prevedibile nel tempo.
Un altro colpo al cuore è arrivato ieri con la notizia del congelamento di 27 milioni di euro per il Fondo unico per lo spettacolo, dopo il taglio di 258 milioni. “A questo punto tanto varrebbe dare l’interim dei Beni culturali a Tremonti” ha detto polemicamente Matteo Orfini, responsabile cultura del Pd, ricordando che tutti i tagli sono stati decisi da Tremonti al di fuori di qualsiasi linea di politica culturale del paese e rimarcando anche la straordinaria assenza del ministro Sandro Bondi, che non frequenta i propri uffici al dicastero dei Beni Culturali da Natale.
5. NAPOLI: IL PD SI SCHIERA CON MORCONE. OBIETTIVO: ALLEANZA PIU’ LARGA POSSIBILE.
L’Unità: “Il dado è tratto. Il prefetto Mario Morcone, 59 anni, direttore dell`Agenzia per i beni confiscati alle mafie, ma soprattutto un lunghissimo curriculum di civil servant che lo ha portato, in 35 anni di servizio nell`amministrazione pubblica, a svolgere molteplici funzioni dirigenti, sia a livello nazionale che internazionale, sarà il candidato del Pd a sindaco di Napoli: «Accetto la proposta per amore della mia città. Napoli ha bisogno di un grande scatto in avanti. Sono in campo con un progetto forte, per questo coinvolgerò nel governo cittadino la più ampia rappresentanza possibile della società civile». Morcone ha già annunciato l’avvio di un lavoro per il più ampio coinvolgimento di tutte le risorse e le forze del centrosinistra per affrontare la sfida di Napoli. «Avendo sciolto positivamente la riserva per aggregare e non per dividere, mi auguro che intorno al mio nome si coaguli un vasto arco di forze».
L’Unità: “Il dado è tratto. Il prefetto Mario Morcone, 59 anni, direttore dell`Agenzia per i beni confiscati alle mafie, ma soprattutto un lunghissimo curriculum di civil servant che lo ha portato, in 35 anni di servizio nell`amministrazione pubblica, a svolgere molteplici funzioni dirigenti, sia a livello nazionale che internazionale, sarà il candidato del Pd a sindaco di Napoli: «Accetto la proposta per amore della mia città. Napoli ha bisogno di un grande scatto in avanti. Sono in campo con un progetto forte, per questo coinvolgerò nel governo cittadino la più ampia rappresentanza possibile della società civile». Morcone ha già annunciato l’avvio di un lavoro per il più ampio coinvolgimento di tutte le risorse e le forze del centrosinistra per affrontare la sfida di Napoli. «Avendo sciolto positivamente la riserva per aggregare e non per dividere, mi auguro che intorno al mio nome si coaguli un vasto arco di forze».
6. VELTRONI: UNA PROPOSTA DI LEGGE PERCHE’ TUTTI FACCIANO LE
PRIMARIE.
L’Unita’: “Walter Veltroni, durante un incontro di Democratica con i sindaci Sergio Chiamparino e Matteo Renzi annuncia la proposta che presenterà ufficialmente la prossima settimana: «Stiamo lavorando, con Vassallo e Ceccanti per presentare una proposta che regolamenti le primarie per legge. Finora sono state una nebulosa per cui si sono fatte in alcuni casi si e in alcuni casi no, mentre qualche partito non le ha mai fatte».
PRIMARIE.
L’Unita’: “Walter Veltroni, durante un incontro di Democratica con i sindaci Sergio Chiamparino e Matteo Renzi annuncia la proposta che presenterà ufficialmente la prossima settimana: «Stiamo lavorando, con Vassallo e Ceccanti per presentare una proposta che regolamenti le primarie per legge. Finora sono state una nebulosa per cui si sono fatte in alcuni casi si e in alcuni casi no, mentre qualche partito non le ha mai fatte».
7. DEBITO PUBBLICO. DI NUOVO SOTTO PRESSIONE.
Mentre in Italia tutti i riflettori sono dedicati alla riforma della giustizia, torna in primo piano il problema del debito pubblico. Dopo l’annuncio di un prossimo rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, le aste dei titoli pubblici portoghesi hanno fatto registrare forti tensioni, la società di rating Moody’s ha declassato il giudizio espresso su cinque banche greche e tutti i paesi con i maggiori debiti sono finiti sotto pressione, compresa l’Italia. I tassi dei Btp sono risultati in salita e la differenza di rendimento tra titoli di Stato a dieci anni in Italia e in Germania è tornata improvvisamente a crescere come nei momenti di maggiore tensione sui mercati.
Mentre in Italia tutti i riflettori sono dedicati alla riforma della giustizia, torna in primo piano il problema del debito pubblico. Dopo l’annuncio di un prossimo rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, le aste dei titoli pubblici portoghesi hanno fatto registrare forti tensioni, la società di rating Moody’s ha declassato il giudizio espresso su cinque banche greche e tutti i paesi con i maggiori debiti sono finiti sotto pressione, compresa l’Italia. I tassi dei Btp sono risultati in salita e la differenza di rendimento tra titoli di Stato a dieci anni in Italia e in Germania è tornata improvvisamente a crescere come nei momenti di maggiore tensione sui mercati.
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