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venerdì 1 aprile 2011

7. PD. LA DIREZIONE FISSA LA ROTTA PER LE AMMINISTRATIVE, I REFERENDUM E PER SUPERARE IL BERLUSCONISMO. AMPIO CONSENSO SULLA RELAZIONE DI BERSANI.

La nota del mattino
29 marzo 2011


Il segretario del Pd ha preso le mosse dal fallimento del governo Berlusconi e dalle false
promesse e iniziative annunciate: “La scossa all’economia si è dissolta in poche ore in un
comunicato stampa; la riforma epocale della giustizia è ripiegata in pochi giorni sui processi
brevi, sulle prescrizioni ad personam, sulle aggressioni ai giudici. La politica energetica è
completamente franata alla cartina di tornasole del dramma giapponese e nel blocco
sconsiderato delle politiche per le rinnovabili. L’industria nazionale sta cambiando rapidamente
bandiera, dalla moda all’agroalimentare, all’energia e si mettono adesso degli improbabili
steccati che non sono in grado di nascondere un’inerzia colpevole che abbiamo vissuto in
questi due anni. Le acquisizioni parlamentari di cui Berlusconi si è vantato mostrano il volto
indecoroso di rimpasti sconcertanti. Le celebrazioni del 150° hanno mostrato un governo e una
maggioranza spiazzati da un senso comune nazionale e, infine, la rivoluzione nel Mediterraneo
e la crisi libica hanno fatto improvvisamente registrare la drammatica caduta di ruolo dell’Italia
nel Mediterraneo, in Europa, nel mondo e hanno mostrato la totale impreparazione
organizzativa ad affrontare l’emergenza immigrazione”.
“Sono dati inequivocabili” ha detto Bersani, “credo ben percepiti dall’opinione pubblica sui
quali dobbiamo incalzare. A fronte di tutto questo, Berlusconi cosa può far valere? Può far
valere la caparbia determinazione di chi è pronto a difendere se stesso incrinando i muri portanti
della casa comune; può far valere un potere, una forza capace di condizionare e aggiustare i
numeri parlamentari, manipolare l’informazione, sviluppare una vasta propaganda. Può far
valere una base elettorale direi ideologica ancora ampia, anche se visibilmente incrinata; può far
valere un rapporto ancora presente, anche se sempre più tacito con dei pezzi importanti
dell’establishment; può far valere uno stato dell’opposizione sociale, civile e politica che
mostra segni di ripresa, di vitalità, ma deve lavorare ancora per trasmettere il profilo e la
coesione di una visibile alternativa. Questi, a mio avviso, sono gli elementi fondamentali. E
l’insieme di questi elementi ci fa dire che la situazione si muove, che presenta delle novità
significative, restando tuttavia nel solco del giudizio dell’analisi che noi avanziamo da più di un
anno. Siamo cioè nel corso di un tramonto pericoloso, segnato da un potere che non offre
prospettive, disposto ad acuire tensioni istituzionali, politiche, sociali pur di governare uno
stallo di cui non si vede uno sbocco. La sostanza è che Berlusconi non sa che cosa fare, vuole
solo restare”.
In particolare sull’immigrazione Bersani ha lanciato un affondo. “Anche qui facciamo subito
una domanda: nel caso dei cinquemila tunisini che arrivarono improvvisamente nel 1997 o nel
caso delle decine di migliaia che arrivarono dal Kosovo, si sono mai viste scene come quelle
umilianti e vergognose, per chi ci guarda dal mondo, che abbiamo visto a Lampedusa? Non
siamo forse riusciti in altri anni, facendo in modo ordinato ed umano la nostra parte, ad
attrezzare e ad ottenere la solidarietà europea e internazionale? A che sono serviti i precoci
allarmi di Maroni un mese fa, se poi il risultato è questo. Ora, sia chiaro: noi non facciamo
alcuna minimizzazione di questo problema. Abbiamo problemi immediati di emergenza e
possibili ulteriori problemi possono venire da movimenti di popolazione e di rifugiati nel
Mediterraneo. Noi non sottovalutiamo il problema che c’è e che può acuirsi. Noi diciamo
un’altra cosa: non possiamo avere un governo che oscilla tra chi vuole dare soldi e chi vuole
dare sberle. Non possiamo avere un governo in cui Maroni chiede alle regioni di accogliere ed il
suo collega Bossi chiede di respingere. Facevo un riferimento su questo al presidente della
Toscana Rossi: o si chiariscono le idee o si prendono le responsabilità, o ci mettono la faccia, o
lanciano messaggi più giusti agli italiani della Sicilia e della Padania, o non chiedano
collaborazione. Noi non consentiremo al Governo, su questo punto, di tenere il piede in due
scarpe, perché il tema è troppo delicato. Noi accusiamo il Governo di usare i problemi e non di
governarli e risolverli: messaggi scomposti, speculazioni ad uso interno, approssimazione,
confusione. Basta! Qui bisogna predisporre un piano nazionale ed europeo, un osservatorio, una
cabina di regia nazionale ed europea in rapporti coi governi del Mediterraneo per prevenire e
governare possibili movimenti di popolazione e di rifugiati e nelle emergenze non presentare
mai più al mondo il volto che abbiamo mostrato e stiamo mostrando a Lampedusa. Hanno
governato, Berlusconi e la Lega, otto anni degli ultimi dieci e sui temi dell’immigrazione hanno
completamente fallito. E su questo tema noi non ci mettiamo sulla difensiva, noi non siamo
buonisti, non siamo lassisti, noi diciamo: se c’è umanità, se c’è razionalità c’è anche
governabilità; se c’è propaganda, se c’è strumentalizzazione, c’è il caos. Quindi, tema
internazionale, tema dell’immigrazione”.
Nel suo intervento Bersani ha toccato molti altri temi. Eccone una sintesi.
Situazione economica e sociale. Il Paese è sotto l'effetto del bromuro e il silenziatore che
Berlusconi ha messo alle grandi questioni va assolutamente rifiutato. “La crisi non è una
parentesi. Urgono decisioni di cambiamento che portino a nuove strade di politica economica e
sociale che si oppongano al senso di rassegnazione e di impotenza”.
La ripresa economica ci vede sotto a tutti i Paese europei. Il reddito delle famiglie è calato del 4
per cento rispetto al 2007. L'occupazione è ai minimi storici, ben al di sotto della soglia precrisi.
Un giovane su tre non ha lavoro e per quanto riguarda l'occupazione femminile in Europa
siamo sopra alla sola Malta. Al Sud questi dati vanno drammaticamente moltiplicati. A questo
si aggiunga la riduzione dei servizi (una realtà sofferta in modo particolare soprattutto in quelle
regioni che erano all'avanguardia nella fornitura di servizi ai cittadini), l'aumento delle tasse e
dell'inflazione.
“E tutto questo viene cloroformizzato senza alcuna discussione o iniziativa. Da qui la nostra
denuncia forte: c'è bisogno di riforme urgenti e una piattaforma su scala europea per muovere
l'economia e metterci un po' di crescita e dar fiducia ai mercati”.
A breve l'Italia dovrà presentare alla Commissione europea il Piano nazionale di Riforme. Il
governo è ancora indietro mentre il PD ha già presentato le proprie proposte: “Politiche
economiche europee, pacchetto di riforme su fisco, lavoro, liberalizzazioni, pubblica
amministrazione, servizi per muovere l’economia, metterci un po’ di crescita. Qui urge
un’assunzione di responsabilità anche perché consideriamo un piccolo particolare: l’Europa sta
decidendo a proposito del tema del debito. E’ vero che sono decisioni che si proiettano nei
prossimi anni, ma i mercati agiscono subito e non si può immaginare che i mercati non vedano
che siamo il paese più indebitato e a più bassa crescita”.
La crisi economica si lega al tema della democrazia e della legalità: c'è indignazione nel
Paese. Berlusconi ha ormai un legittimo impedimento anche per andare in Parlamento.
Tremonti continua a filosofeggiare e si permette di dire quello che vuole senza che nessuno
abbia la forza di correggerlo. Il Parlamento è diventato un mercato per la compravendita di voti.
Si nominano ministri con ombre sul proprio passato. I Tg sono di una faziosità tale che quelli in
Bielorussia si inchinerebbero al confronto. E invece di affrontare i grandi temi per il Paese,
Berlusconi pensa ai processi brevi. “C'è una grande indignazione nel Paese. Il PD dovrà saperla
interpretare nella sua battaglia parlamentare e con la mobilitazione delle persone” ha dichiarato
Bersani.
In Europa le destre stanno perdendo consenso e si incomincia a vedere da un lato una
disaffezione verso le politiche di chiusura e di paura proposte dalle forze conservatrici e
dall'altro una ripresa delle forze progressiste (soprattutto in Francia e Germania). Il Pd si colloca
in questo contesto europeo. “La nostra battaglia di opposizione non si affida alle spallate, si
affida alla maturazione di una volontà di cambiamento nell’opinione pubblica che ancora –
ripeto – è segnata da elementi di sfiducia molto forti. La nostra battagli di opposizione cerca un
rapporto autonomo e amichevole verso movimenti sociali e civili che su molti terreni
contrastano le scelte e le derive della destra. La nostra battaglia di opposizione – lo ripeto
ancora una volta – salda indissolubilmente questione democratica e questione sociale. La nostra
battaglia di opposizione, infine, vuole interpretare il contrasto a fenomeni di regressione
culturale e vuole promuovere una evoluzione positiva delle culture collettive, in senso civico,
nazionale e solidale. Credo che ognuno abbia potuto misurare la straordinaria novità che è
emersa nelle celebrazioni del 150°. Quando noi dicevamo siamo partito della Costituzione e
dell’unità della nazione abbiamo interpretato una esigenza reale. Certo quel movimento di
opinione che si è creato è anche l’altra faccia dell’incertezza del Paese, quindi del bisogno di
attaccarsi comunque a qualcosa, a qualche riferimento. Ma certamente si va saldando nel senso
comune, e stavolta a partire dal campo del Centrosinistra, il nesso tra sentimento patriottico e
sentimento costituzionale. Essere patrioti ed essere democratici non è nuovo nella lunga storia
del nostro paese. Credo che abbiamo la possibilità di riprendere e riaffermare questo tratto
come un tratto di nostra identità e di farne la generale ispirazione del nostro progetto.
Dobbiamo quindi coltivare questo nostro tratto”.
Il progetto. “Non c’è opposizione credibile senza progetto. Il nostro progetto per l’Italia viene
prima dei rapporti politici, è la cosa che tocca a noi, che possiamo mettere a frutto: la
straordinaria ricchezza delle nostre culture politiche e il nostro articolato vasto riferimento
nazionale e sociale. Sottolineo ancora. La nostra sintesi è una sintesi per il Paese. Continuo a
sentire anche in questi ultimi due-tre giorni qualche polemica, qualche frecciata sul tema della
convivenza delle nostre culture. Ma non scambiamo la soluzione per il problema. Per quante
difficoltà abbiamo, dobbiamo avere ben chiaro che la ricerca della sintesi delle nostre culture è
il massimo di patrimonio che abbiamo e che possiamo offrire all’Italia. Una volta fatta questa
sintesi, noi abbiamo una prospettiva utile per il Paese. Abbiamo fatto un lavoro importante. Lo
riprendo solo per dire che via via emerge più chiaro da questo lavoro che le cose che vogliamo,
le cose che stiamo proponendo e quindi la riforma repubblicana, le riforme sociali e liberali per
un nuovo patto sociale, presuppongono una fase di vera e propria ricostruzione. Lavorando
riconosciamo sostanzialmente che andare oltre Berlusconi significa non solo andare oltre una
persona e un governo. Significa andare oltre anche ad uno schema di transizione della nostra
democrazia e del nostro patto sociale che ha fallito e che lascia dei segni profondi che dobbiamo
rimuovere: le riforme istituzionali, la riforma elettorale, la riforma fiscale, del mercato, della
politica redistributiva e via discorrendo. E da questa ineludibile motivazione che noi facciamo
derivare la nostra ispirazione politica, la nostra proposta politica, che non cambia per una
maggiore o minore distanza dalle elezioni. Quindi, al primo posto come elemento dirimente il
progetto per il Paese, poi proposta di convergenza fra tutte le forze di opposizione, tra forze
disposte a un patto di governo e di ricostruzione. Una convergenza tra forze progressiste
moderate intenzionate a battere Berlusconi ed aiutare l’Italia a riprendere il cammino con un
patto trasparente ed esigibile. In questo che dico non c’è nessun politicismo e non c’è neanche
l’ingenuità di chi non vede le difficoltà. C’è una posizione politica, che alla lunga è comunque
giudicata dai cittadini e la maggioranza dei cittadini condivide questa esigenza e quindi chiede
che la politica trovi il modo di rispondere a questa esigenza. Chi nega questa esigenza, chi
volesse sottrarsi tra le forze di opposizione deve spiegare perché, prendersi le sue responsabilità
e si tireranno le somme. Il progetto, dunque, in primo luogo come chiave di rapporti, di
costruzione delle convergenze con le forze di opposizione, ma anche come chiave di
un’iniziativa capace di incidere nell’altro campo. Anche qui diamo uno sguardo alla situazione
europea.
Federalismo. Per Bersani due sono i punti principali da chiarire sulla riforma federale. Il primo
è il messaggio che il PD lancia alla Lega: se nelle prossime settimane il Carroccio appoggerà e
voterà leggi ad personam per Berlusconi e si siederà accanto ai vari Romano e Cosentino,
“allora non provi a tirare in ballo il pretesto del federalismo”. Il secondo punto è legato alla
constatazione che questo federalismo così come sta nascendo è “un albero storto. Per quanto
riguarda il federalismo comunale, il sistema della fiscalità – ha ribadito Bersani – non sta in
piedi. Ci si fermi e si metta a punto un nuovo filo logico”.
Prossime iniziative. Bersani ha ricordato alla Direzione come le recenti iniziative del PD hanno
avuto raccolto un notevole successo. La raccolta delle firme è stata molto apprezzata soprattutto
dal nostro Territorio. A questo si aggiungano l'Assemblea di Roma, la Conferenza Nazionale
sull'Immigrazione, il programma nazionale di riforme. Da qui alle prossime elezioni
amministrative il PD sarà impegnato con iniziative sulle politiche per il Mediterraneo, sui 150
anni d'Unità d'Italia, con giornate di battaglia politica in Lombardia e in Veneto. Da Napoli
partiranno un serie di incontri pubblici per parlare della questione del Sud.
Le elezioni amministrative vedranno al voto 11 province e 30 comuni capoluogo. “Cinque
anni fa il centrosinistra registrò una delle sue più importanti vittorie, quest'anno il voto dovrà
rendere visibile che una nuova fase è cominciata anche perché è ineludibile che il voto
amministrativo avrà un valore nazionale molto forte. Dobbiamo giocare bene questa sfida,
senza timidezza, con grande impegno: come una squadra che lavora compatta” ha chiarito
Bersani.
Referendum. Sebbene il PD creda che il sistema referendario vada riformato quanto prima per
darne il giusto valore, Bersani ha ribadito come la posizione e l'impegno del partito per i
referendum di giugno saranno forti. Il Pd dice tre sì ai quesiti referendari sul legittimo
impedimento, sul nucleare, sulla legge Rochi di privatizzazione forzata dell'acqua pubblica e
vuole accelerare il dibattito parlamentare sulla proposta di legge, presentata dal Pd, sulla
gestione del ciclo dell'acqua e su un piano industriale per evitare ogni spreco. “Proveremo ad
ottenere una discussione accelerata in Parlamento prima del referendum perché l'acqua va
restituita alla natura così come ce l'ha consegnata”.

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