Il dopo Expo oltre chiusure e particolarismi.
Sul post Expo arriva il ciclone Renzi e Maroni si ritrova improvvisamente con le polveri bagnate.
Sul post Expo arriva il ciclone Renzi e Maroni si ritrova improvvisamente con le polveri bagnate.
Lunedì scorso il governatore aveva accusato Renzi di voler espropriare i legittimi proprietari della gestione delle aree, a stretto giro di posta, il premier ha sottolineato come non ci sia alcuna intenzione di esproprio, quanto piuttosto la disponibilità a mettere risorse e idee per un progetto che deve fare grande Milano e l'Italia. Ammesso che le istituzioni locali siano interessate a questa collaborazione.
Un proclama in perfetto stile renziano? Forse. Ma la disponibilità del governo va considerata come un'opportunità, non una minaccia per il futuro delle aree e dei contenuti di Expo.
Lanciando la sfida di immaginare insieme, a partire da Milano, l'Italia del 2040, Renzi ha sparigliato le carte con una mossa che costringe ora tutti i protagonisti a partecipare al gioco.
Maroni parli pure di Roma invadente o di non titolarità del governo a dire la sua, ma la realtà ci pare un po' diversa: la disponibilità del governo ad essere della partita garantisce la possibilità di pensare in grande e di accelerare i tempi per la definizione dell'intero progetto.
La nascita di un centro mondiale di genomica e studio sui "big data" ci pare assolutamente compatibile, anzi complementare, alle ipotesi già in campo, prime fra tutte quella del nuovo campus scientifico dell'Università Statale di Milano o quella dell'incubatore di imprese innovative e di start up promosso da Assolombarda.
Su un punto Maroni ha ragione: Milano e la Lombardia non possono rimanere ai margini del progetto e i centri di eccellenza del territorio vanno coinvolti e valorizzati, dalle 13 università a realtà come il Polo Tecnologico Padano di Lodi. Per far sì che questo accada c'è una sola cosa da fare: costruire un progetto che, a partire da quanto potrà nascere nell'area di Expo, realizzi una rete virtuosa tra i poli di ricerca di Milano e Lombardia. Non è più il tempo di campanilismi, ha detto ancora il premier, serve un grande progetto comune per l'intera area del Nord che, lasciandosi alle spalle velleità macroregionali o sterili autonomismi, valorizzi quanto di bello e buono in questi anni è nato, spesso in un clima di grande distrazione da parte della politica.
La scommessa di Expo è stata vinta perché si è realizzata un'effettiva collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Un anno fa pochi avevano intenzione di metterci la faccia e, non dimentichiamolo, fu Renzi a venire a Milano per rilanciare un percorso che le inchieste giudiziarie sembravano aver colpito quasi mortalmente. Su quello che è stato Expo ci possono essere opinioni diverse, è innegabile, però, che la manifestazione abbia dato un nuovo impulso alla credibilità internazionale di Milano. Da qui bisogna ripartire. Con la collaborazione di tutti.
Ci auguriamo che il presidente Maroni giochi fino in fondo questa partita e non si ponga solo in un atteggiamento di sospetto e potenziale chiusura nei confronti di un governo che, almeno a parole, ha dimostrato di voler investire sul dopo Expo. Al mondo della ricerca e dell'innovazione lombardo non interessa sapere chi metterà il cappello sull'operazione, l'importante è che non si sprechi quella che potrebbe essere un'occasione storica per il consolidamento della leadership italiana ed europea dell'intera area che ruota intorno alla Città Metropolitana di Milano.
Sul post Expo arriva il ciclone Renzi e Maroni si ritrova improvvisamente con le polveri bagnate.
Lunedì scorso il governatore aveva accusato Renzi di voler espropriare i legittimi proprietari della gestione delle aree, a stretto giro di posta, il premier ha sottolineato come non ci sia alcuna intenzione di esproprio, quanto piuttosto la disponibilità a mettere risorse e idee per un progetto che deve fare grande Milano e l'Italia. Ammesso che le istituzioni locali siano interessate a questa collaborazione.
Un proclama in perfetto stile renziano? Forse. Ma la disponibilità del governo va considerata come un'opportunità, non una minaccia per il futuro delle aree e dei contenuti di Expo.
Lanciando la sfida di immaginare insieme, a partire da Milano, l'Italia del 2040, Renzi ha sparigliato le carte con una mossa che costringe ora tutti i protagonisti a partecipare al gioco.
Maroni parli pure di Roma invadente o di non titolarità del governo a dire la sua, ma la realtà ci pare un po' diversa: la disponibilità del governo ad essere della partita garantisce la possibilità di pensare in grande e di accelerare i tempi per la definizione dell'intero progetto.
La nascita di un centro mondiale di genomica e studio sui "big data" ci pare assolutamente compatibile, anzi complementare, alle ipotesi già in campo, prime fra tutte quella del nuovo campus scientifico dell'Università Statale di Milano o quella dell'incubatore di imprese innovative e di start up promosso da Assolombarda.
Su un punto Maroni ha ragione: Milano e la Lombardia non possono rimanere ai margini del progetto e i centri di eccellenza del territorio vanno coinvolti e valorizzati, dalle 13 università a realtà come il Polo Tecnologico Padano di Lodi. Per far sì che questo accada c'è una sola cosa da fare: costruire un progetto che, a partire da quanto potrà nascere nell'area di Expo, realizzi una rete virtuosa tra i poli di ricerca di Milano e Lombardia. Non è più il tempo di campanilismi, ha detto ancora il premier, serve un grande progetto comune per l'intera area del Nord che, lasciandosi alle spalle velleità macroregionali o sterili autonomismi, valorizzi quanto di bello e buono in questi anni è nato, spesso in un clima di grande distrazione da parte della politica.
La scommessa di Expo è stata vinta perché si è realizzata un'effettiva collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Un anno fa pochi avevano intenzione di metterci la faccia e, non dimentichiamolo, fu Renzi a venire a Milano per rilanciare un percorso che le inchieste giudiziarie sembravano aver colpito quasi mortalmente. Su quello che è stato Expo ci possono essere opinioni diverse, è innegabile, però, che la manifestazione abbia dato un nuovo impulso alla credibilità internazionale di Milano. Da qui bisogna ripartire. Con la collaborazione di tutti.
Ci auguriamo che il presidente Maroni giochi fino in fondo questa partita e non si ponga solo in un atteggiamento di sospetto e potenziale chiusura nei confronti di un governo che, almeno a parole, ha dimostrato di voler investire sul dopo Expo. Al mondo della ricerca e dell'innovazione lombardo non interessa sapere chi metterà il cappello sull'operazione, l'importante è che non si sprechi quella che potrebbe essere un'occasione storica per il consolidamento della leadership italiana ed europea dell'intera area che ruota intorno alla Città Metropolitana di Milano.
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