La vera priorità di Maroni
Aveva promesso di avere in testa solo la Lombardia.
Aveva promesso di avere in testa solo la Lombardia. Ora pare che il suo chiodo fisso sia unicamente quello di rimandare il processo. Maroni incassa un nuovo stop del procedimento a suo carico,
questa volta per potersi concentrare al meglio sul referendum per l'autonomia. Il governatore, a quanto si è appreso, deporrà in aula il 9 novembre prossimo e avrà così tutto il tempo e la tranquillità necessaria per fare campagna elettorale in vista del voto del 22 ottobre.
Il rinvio è giunto in contemporanea con l'assoluzione, in appello, di Christian Malangone che, sul fronte Expo, era l'antagonista (in senso teatrale) di Maroni nella vicenda della possibile induzione indebita. Colpo doppio per Maroni, dunque, all'indomani di una sua visita al Tribunale che i maligni collegano a doppio filo con l'evoluzione positiva della sua vicenda giudiziaria, assieme al fatto che la regione sta dando una grossa mano agli uffici giudiziari con il distaccamento di personale aggiuntivo per ovviare alle carenze di organico.
Ma non è certo il piano giudiziario quello su cui ci si deve concentrare per mettere in discussione un governo regionale che pare aver esaurito ogni spinta propulsiva (ammesso che l'abbia mai avuta).
Lo scambio di accuse tra Trenord e assessorato ai trasporti riguardo la mancata attivazione di nuovi servizi concordati ai tavoli con i pendolari è solo l'ultimo di tanti segnali di inadeguatezza di un'amministrazione che rincorre con affanno l'ordinario tenta di nascondersi dietro al mito di un'autonomia che dovrebbe risolvere ogni problema. Ormai s'è capito che Maroni cerca solo un alibi per dissimulare l'inadeguatezza della propria azione di governo, fatta più di velleitari proclami che di concretezza e rigore amministrativo.
Aveva promesso di avere in testa solo la Lombardia.
Aveva promesso di avere in testa solo la Lombardia. Ora pare che il suo chiodo fisso sia unicamente quello di rimandare il processo. Maroni incassa un nuovo stop del procedimento a suo carico,
questa volta per potersi concentrare al meglio sul referendum per l'autonomia. Il governatore, a quanto si è appreso, deporrà in aula il 9 novembre prossimo e avrà così tutto il tempo e la tranquillità necessaria per fare campagna elettorale in vista del voto del 22 ottobre.
Il rinvio è giunto in contemporanea con l'assoluzione, in appello, di Christian Malangone che, sul fronte Expo, era l'antagonista (in senso teatrale) di Maroni nella vicenda della possibile induzione indebita. Colpo doppio per Maroni, dunque, all'indomani di una sua visita al Tribunale che i maligni collegano a doppio filo con l'evoluzione positiva della sua vicenda giudiziaria, assieme al fatto che la regione sta dando una grossa mano agli uffici giudiziari con il distaccamento di personale aggiuntivo per ovviare alle carenze di organico.
Ma non è certo il piano giudiziario quello su cui ci si deve concentrare per mettere in discussione un governo regionale che pare aver esaurito ogni spinta propulsiva (ammesso che l'abbia mai avuta).
Lo scambio di accuse tra Trenord e assessorato ai trasporti riguardo la mancata attivazione di nuovi servizi concordati ai tavoli con i pendolari è solo l'ultimo di tanti segnali di inadeguatezza di un'amministrazione che rincorre con affanno l'ordinario tenta di nascondersi dietro al mito di un'autonomia che dovrebbe risolvere ogni problema. Ormai s'è capito che Maroni cerca solo un alibi per dissimulare l'inadeguatezza della propria azione di governo, fatta più di velleitari proclami che di concretezza e rigore amministrativo.
La buona reputazione di Maroni, costruita negli anni grazie a una
indubbia capacità di mantenere un atteggiamento equilibrato con una
linea di galleggiamento costante nel mare in tempesta squassato dalle
onde degli eccessi e degli insuccessi della Lega, rimane miracolosamente
intatta nonostante l'opaca amministrazione regionale di questi anni. I
lombardi, forse, si sono abituati alle intemperanze della Lega e hanno
capito che, a fronte di tante e spesso minacciose parole, nulla cambia
davvero. E a molti lombardi, fin ad oggi la maggioranza, questo non dà
certo fastidio.
Eppure dalle parti della Lega si continua a spararle grosse.
Nei giorni scorsi a Pontida, forse per prepararsi al meglio all'annuale raduno lumbard, il sindaco ha inventato i parcheggi rosa riservati alle mamme. Fin qui nulla di strano, anzi, ma poi si è scoperto che avrebbero potuto utilizzarli solo le mamme europee ed eterosessuali. Un capolavoro di ipocrisia e ideologia, quasi a dire che la maternità va tutelata, ma solo ad alcune precise condizioni. In realtà la delibera firmata dall'assessore all'ambiente Emil Mazzoleni prevedeva qualche flessibilità per ragazze madri e persino per donne in attesa non residenti a Pontida, ma solo se sposate o conviventi con un uomo. A parte il fatto che, come scriveva Gramellini sul Corriere della della Sera, "rimangono abbastanza oscuri i criteri con cui il sindaco Carozzi sniderà una eventuale lesbica che fosse così sfrontata da presentarsi al settimo mese nel suo ufficio per richiedere l'agognato tagliando", viene davvero da chiedersi quale virus venga inoculato negli amministratori leghisti perché giungano a tali genialate.
Per fortuna, dopo una pesante reprimenda dello stesso leader del Carroccio, il sindaco ha fatto marcia indietro per quieto vivere, ma temiamo che, in fondo in fondo, rimanga convinto di essere stato nel giusto.
Maroni non farà mai cose del genere, diranno molti, ma l'ossessione di declinare in ogni provvedimento il mantra "prima i nostri" espone a scivoloni di ogni genere. Se questi sono i frutti dell'autonomia, lasciateci dire che rischiano di essere indigesti o persino avvelenati.
Rivolgiamo, infine, un pensiero carico di preoccupazione e affetto alla consigliera del Movimento Cinque Stelle Jolanda Nanni, che è di fronte a una pesante malattia. Le auguriamo e ci auguriamo che trovi la forza per affrontare questa sfida.
Eppure dalle parti della Lega si continua a spararle grosse.
Nei giorni scorsi a Pontida, forse per prepararsi al meglio all'annuale raduno lumbard, il sindaco ha inventato i parcheggi rosa riservati alle mamme. Fin qui nulla di strano, anzi, ma poi si è scoperto che avrebbero potuto utilizzarli solo le mamme europee ed eterosessuali. Un capolavoro di ipocrisia e ideologia, quasi a dire che la maternità va tutelata, ma solo ad alcune precise condizioni. In realtà la delibera firmata dall'assessore all'ambiente Emil Mazzoleni prevedeva qualche flessibilità per ragazze madri e persino per donne in attesa non residenti a Pontida, ma solo se sposate o conviventi con un uomo. A parte il fatto che, come scriveva Gramellini sul Corriere della della Sera, "rimangono abbastanza oscuri i criteri con cui il sindaco Carozzi sniderà una eventuale lesbica che fosse così sfrontata da presentarsi al settimo mese nel suo ufficio per richiedere l'agognato tagliando", viene davvero da chiedersi quale virus venga inoculato negli amministratori leghisti perché giungano a tali genialate.
Per fortuna, dopo una pesante reprimenda dello stesso leader del Carroccio, il sindaco ha fatto marcia indietro per quieto vivere, ma temiamo che, in fondo in fondo, rimanga convinto di essere stato nel giusto.
Maroni non farà mai cose del genere, diranno molti, ma l'ossessione di declinare in ogni provvedimento il mantra "prima i nostri" espone a scivoloni di ogni genere. Se questi sono i frutti dell'autonomia, lasciateci dire che rischiano di essere indigesti o persino avvelenati.
Rivolgiamo, infine, un pensiero carico di preoccupazione e affetto alla consigliera del Movimento Cinque Stelle Jolanda Nanni, che è di fronte a una pesante malattia. Le auguriamo e ci auguriamo che trovi la forza per affrontare questa sfida.
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