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giovedì 21 settembre 2017

PD Lombardia - CENTRI ANTIVIOLENZA, PRIMA LA SICUREZZA DELLE DONNE

Un presidio della rete lombarda dei centri antiviolenza e del gruppo Pd per dire no all'obbligo di denuncia stabilito da Regione Lombardia 
tema POLITICHE SOCIALI
Prima di tutto la salute, la sicurezza e il benessere delle donne. E' per questo che il Pd dice no all'obbligo di denuncia da parte delle operatrici dei centri antiviolenza, appena stabilito
da una recente norma regionale.
In settimana i rappresentanti regionali e comunali del Partito Democratico, insieme a tante operatrici hanno partecipato al presidio promosso dalla Rete lombarda dei centri antiviolenza davanti a Palazzo Lombardia per protestare contro la politica della Regione in tema di violenza sulle donne.
"Chiediamo sia riaperto al più presto un dialogo con i centri antiviolenza, a partire dalla convocazione del tavolo antiviolenza" hanno chiesto.
La Regione, con un semplice decreto dirigenziale, ha equiparato i centri antiviolenza a un servizio pubblico, mentre anche nella legge regionale sono considerati soggetti distinti dalle unità di offerta. In questo modo ha imposto di fatto alle operatrici dei centri l'obbligo di denuncia, anche senza il consenso delle donne. "Si tratta di un provvedimento inaccettabile, sia dal punto di vista formale che sostanziale - ha detto la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi - . Formale perché per trasformare in incaricate di pubblico servizio, quindi equiparate a medici e forze dell'ordine, le operatrici di centri di natura privata non basta un decreto, anzi, la materia non è neppure di competenza regionale. Sostanziale perché l'obbligo di denuncia, oltre che violare la libertà di scelta delle donne, ne mette in serio pericolo la sicurezza".
La Giunta regionale ha, inoltre, imposto la registrazione del codice fiscale delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza, un provvedimento che potrebbe contrastare con la modalità di lavoro improntata alla riservatezza dei centri. "La Regione - sottolinea Valmaggi - ha chiuso ogni interlocuzione, non tenendo in alcun conto le loro richieste. Non è questo il modo di operare di un'istituzione che sarebbe invece tenuta a tenere in considerazione il lavoro di chi opera da più di 30 anni nel settore, sia pure conciliandole con le esigenze di monitoraggio costante dell'entità del fenomeno e di rendicontazione della spesa". 

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